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Gli Algonchini del Labrador


A cura di Giampaolo Galli

L' intero Canada orientale, ad eccezione della striscia di terre irochesi che orlano il corso del fiume San Lorenzo, era dominio esclusivo delle genti algonchine. A differenza degli attuali Stati Uniti, dove si assiste ad un vero e proprio overlapping linguistico tra le varie famiglie aborigene, gli immensi spazi della taiga e della tundra canadese ospitano invece due grandi gruppi sostanzialmente omogenei: ad est gli Algonchini, e ad ovest gli Athabaska.

 

La penisola del Labrador, territorio immenso e ancora oggi spopolato, è abitato nella sua parte più settentrionale dai Quebec Inuit e dai Labrador Inuit, mentre la parte orientale costituisce il territorio degli Innu, cioè Naskapi e Montagnais, entrambi algonchini, come i Cree orientali detti anche Attikamek, che popolano la parte più interna della penisola attorno alla Baia di James. In realtà, alcuni studiosi associano gli Innu agli stessi Cree per la notevole affinità linguistica.

Sono state individuate ben nove varianti dialettali della lingua cree, alcune delle quali (soprattutto quelle parlate agli estremi dell’immenso areale della tribù), differiscono notevolmente le une dalle altre.

 

 

Usando la denominazione inglese, queste varianti sono state classificate come segue:

  • Plains Cree (parlato nelle pianure e nelle foreste occidentali)
  • Woods Cree (parlato nelle foreste del Manitoba e Saskatchewan centrale)

  • West and East Swampy Cree (due dialetti diffusi nei bassopiani paludosi ad ovest della Baia di Hudson e di James )
  • Moose Cree (parlato a Sud della Baia di James)
  • East Cree (Labrador, Quebec subartico)
  • Attikamek o Tete de Boule (parlato lungo il corso superiore del Saint Maurice nel Quebec)
  • Montagnais e Naskapi (diffusi nel Quebec orientale e Labrador)

  •  

    Gli ultimi due gruppi sono oggi conosciuti come Innu e vengono menzionati come tribù distinte, sebbene alcuni linguisti li considerino la frangia più orientale della grande nazione Cree.

    Nonostante la similitudine dei termini e la contiguità geografica, gli Innu non vanno quindi assolutamente confusi con gli Inuit, meglio conosciuti come Eskimo o Eschimesi.

    Gli Innu si dividono principalmente tra quelli delle foreste (Montagnais) e quelli della tundra (Naskapi).

    I primi vivono nel sud-ovest della penisola del Québec-Labrador e dipendono da animali relativamente sedentari, come castori, alci, orsi, istrici, lepri e pesci lacustri . Anticamente vivevano in piccoli gruppi multifamigliari all’interno di una regione delimitata, nell’ambito della quale si spostavano frequentemente. I secondi, i Mushuau Innu o Naskapi, del nord-est della penisola, sono dipendenti principalmente dalle mandrie migratorie di caribù. Nel passato erano soliti riunirsi dove i caribù si radunavano in gran numero, in luoghi come Indian House Lake nel nord del Québec, vicino al confine con il Labrador, ma per la maggior parte del tempo erano dispersi in piccole comunità. Sebbene questi due gruppi condividano elementi basilari di una stessa cultura, i loro stili di vita differiscono in alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione sociale e alcune pratiche e credenze religiose.

    Originariamente, gli Innu erano cacciatori nomadi che trascorrevano la maggior parte dell’anno nell’entroterra, raggiungendo le coste soltanto per brevi periodi durante l’estate.

    Gli Innu utilizzavano canoe di corteccia, racchette da neve e slitte per i loro spostamenti e vivevano in diversi tipi di abitazione ricoperte da cortecce o pelli di animali, oppure in tende coniche, chiamate mitshuap. Le attrezzature per le abitazioni e gli utensili da caccia erano facilmente trasportabili e sono la testimonianza di un perfetto adattamento alle caratteristiche ambientali e climatiche del Labrador subpolare: questi gruppi avevano anche sviluppato grandi abilità nella lavorazione e nell’uso di legno, pietra, ossa e pelli.

    Gli Innu, come molte altre popolazioni indigene, credono che l’universo sia pervaso da potenti forze spirituali che influiscono profondamente sulle loro vite: riconoscere queste forze è importante per la sopravvivenza come saper interpretare i cambiamenti del tempo o il mutare delle stagioni.

     

    Anima della cultura innu è il continuo contatto con gli animali, centro dell’economia (in senso lato) e base delle tradizioni religiose. La loro religione, che è sopravvissuta fino ad oggi nonostante le battaglie condotte dalla Chiesa cattolica, mette al centro la spiritualità degli animali. Gli spiriti più importanti, infatti, sono i “padroni” degli animali, coloro che controllano il caribù e le altre specie aiutando gli Innu a sopravvivere. Gli Innu, in cambio, devono distribuire scrupolosamente la carne fra di loro e dimostrare il proprio rispetto per gli spiriti seguendo determinate regole: le ossa delle gambe del caribù, per esempio, devono venire accuratamente conservate e il midollo mischiato a grasso per preparare un cibo sacro, chiamato mukushan, durante la festa cerimoniale successiva alla caccia. Il gettare via queste ossa sarebbe profondamente irrispettoso nei confronti di kanipinikat sikueu (spirito padrone del caribù, e quindi il più importante fra i padroni), il quale potrebbe esprimere la sua rabbia impedendo agli Innu la caccia o addirittura facendoli ammalare. Queste popolazioni credono che gli animali si offrano volontariamente per essere uccisi e per questo motivo vengono trattati dai cacciatori con molto rispetto. I cacciatori credono che finché non uccideranno gli animali senza un motivo, finché non sprecheranno la carne e tratteranno invece i loro cadaveri nella maniera ritualmente giusta, la cacciagione sarà abbondante ogni anno. I primi contatti tra gli Innu e gli europei ebbero probabilmente luogo verso la fine del 10° sec., quando alcuni vichinghi norvegesi si spinsero fino al Labrador in cerca di legname.

    I primi contatti certi con gli Europei avvennero durante l’esplorazione del San Lorenzo da parte di Jacques Cartier nel 1534. In quell’occasione, l’esploratore francese, risalendo il fiume sino all’odierna Montreal e Quebec City, notò anche la presenza di diverse popolazioni Irochesi stanziate su entrambe le sponde. Otto anni dopo, in occasione del suo secondo viaggio, Cartier incontrò nuovamente queste tribù che tuttavia scomparvero senza lasciare traccia 60 anni più tardi. Non sappiamo se questi Irochesi fossero Mohawk, Huron, o di qualche altra tribù, fatto sta che abbandonarono per sempre l’area del San Lorenzo e probabilmente si trasferirono più a Sud, nell’attuale stato di New York.

    Il motivo di tale abbandono fu la probabile espansione verso sudovest dei Montagnais che erano stati i primi indiani a commerciare con i bianchi e ad ottenere il ferro con cui fabbricare asce, coltelli, mazze, punte di lancia e di fraccia. Con le nuove armi accrebbero enormemente la loro superiorità militare nei confronti delle popolazioni limitrofe, e quando Champlain li incontrò per la prima volta alla foce del Saguenay, questi avevano già esteso il loro dominio su entrambe le sponde del San Lorenzo fino all’odierna Montreal.

    Champlain si accorse dall’inizio che i Montagnais possedevano pellicce ben più pregiate dei Micmac della Nova Scotia con i quali i Francesi avevano già avviato un proficuo commercio, così decise di spostare gli insediamenti nella zona del San Lorenzo, abbandonando l’Acadia. La prima postazione sul grande fiume fu chiamata Tadoussac, ma da qui i Francesi si spinsero sempre più ad ovest fino a raggiungere la zona di Montreal.

    Più si addentravano nel continente, e maggiori erano le “riserve” degli animali da pelliccia. Altre tribù desiderose di commerciare si unirono agli europei, tra cui gli Algonchini ( Ojibwa e Ottawa), i Maliseet e gli Uroni.

     

    La penetrazione francese dovette comunque arrestarsi nella zona di Montreal, più ad ovest era zona di guerra. Gli Irochesi infatti non avevano rinunciato alle loro vecchie terre sul San Lorenzo e minacciavano le nazioni algonchine con continue razzie e sanguinose scorrerie seminando il panico nell’intera regione. Avevano finito di guerreggiare tra loro e si erano uniti nella grande Lega irochese che al tempo raggruppava 5 tribù: Cayuga, Seneca, Mohawk, Oneida e Onondaga. Più tardi si sarebbero aggiunti anche i Tuscarora provenienti dal sud. Gli Irochesi minacciavano i profitti dei Francesi, i loro alleati algonchini infatti, dovevano muoversi spesso in gruppi numerosi e ben difesi. Ciò comprometteva gli esiti della caccia e la sicurezza lungo le vie commerciali.

    Per rendere maggiormente sicura la zona e per ottenere l’esclusiva commerciale degli algonchini, i Francesi decisero d’intraprendere con loro una spedizione di guerra contro i Mohawk. Nel luglio 1609, nei pressi del lago Champlain ( nord dello stato di New York), un gruppo di francesi, algonchini, Montagnais e Uroni,comandato dallo stesso Champlain, aprì per la prima volta il fuoco contro un gruppo di Mohawk. Quello scontro avrebbe sancito l’inizio di un odio feroce tra algonchini e francesi da una parte ed irochesi e ( più tardi ) inglesi dall’altra, odio che sarebbe culminato durante la guerra dei sette anni ed avrebbe portato al crollo della Nouvelle France.

    All’inizio del ‘600, i contatti di tipo informale tra popolazioni locali e commercianti europei vennero sottoposti alle leggi di Francia e Inghilterra. Il commercio delle pellicce stava diventando estremamente redditizio e le grandi potenze del Vecchio Continente cominciarono a regolamentarlo e controllarlo: la conquista di questo mercato era vista come la chiave del dominio coloniale nell’estremo nord-est americano.

    All’interno di questo quadro, gli aborigeni venivano abilmente sfruttati per la fornitura delle pelli e venivano costretti con la forza a prestare assistenza militare a una corona o all’altra. Questo aspetto, toccò solo marginalmente gli Innu del Labrador, a causa dell’ inospitalità delle terre che occupavano, e fu invece alla base della decimazione degli algonchini del New England e dello sterminio dei vicini Beothuck nel 19° sec. Le tribù che trascorrevano l’inverno cacciando nelle regioni più interne (Nutshimit) e che raggiungevano le coste solo d’estate per portare le pelli ai trafficanti, furono quelle che per più tempo riuscirono a sottrarsi alla colonizzazione.

    Tuttavia, non conoscendo l’uso della moneta, gli Innu scambiavano le pelli degli animali con beni di provenienza europea, e questo cominciò a minare la loro stessa cultura materiale. Seppure in misura diversa a seconda dei casi, gli Innu persero col tempo gran parte della loro autosufficienza nei confronti del mondo esterno. Nel corso del 19° sec. molti non riuscivano più a fare a meno di quei beni che i commercianti europei fornivano loro in cambio delle pelli: i traffici avevano creato negli indigeni dei bisogni “artificiali”, sconosciuti fino a pochi decenni prima. Questo permetteva ai commercianti di tenere gli Innu al giogo obbligandoli a fornire un numero di pelli sempre maggiore.

    Nonostante il loro isolamento, gli Innu furono comunque coinvolti nel gioco strategico di alleanze e ostilità che le nazioni europee crearono fra i popoli aborigeni della Nuova Francia e del New England durante i secoli XVII e XVIII.

     

    I Montagnais, alleati dei Francesi, dovettero vedersela soprattutto con gli Irochesi, stanziati attorno ai grandi laghi e lungo il corso superiore del San Lorenzo.

    I Naskapi invece si scontrarono a più riprese con i Micmac e con gli Inuit (Eschimesi). Tuttavia, verso la fine del XVII secolo, la potenza dei Montagnais era già notevolmente affievolita a causa delle epidemie diffuse dai bianchi, dei conflitti con gli Irochesi, e dell’impoverimento della selvaggina nei territori a Nord del San Lorenzo.

    La ricerca di nuovi territori di caccia per gli avidi mercanti europei, costrinse le popolazioni aborigene del Canada orientale ad una serie di movimenti migratori che destabilizzarono l’originale assetto del territorio. Prima della fine del ‘600, i Cree e gli Ojibwa si erano spinti progressivamente verso occidente, e continuarono a farlo per tutto il secolo seguente. Gli Ojibwa raggiunsero le sponde occidentali del lago Winnipeg e i territori attorno alla Baia di James, tradizionali zone di caccia delle tribù Cree. Verso la metà dell ’800, numerosi gruppi di Ojibwa commerciavano già a Fort Albany, un avamposto della Hudson Bay Company, sulle sponde ghiacciate della Baia di James.

    Questi Ojibwa settentrionali si mescolarono ben presto con i Cree, abbandonarono le tradizioni “meridionali” tipiche della tribù come i clan totemici o le gerarchie sciamaniche ( Midewiwin ), e iniziarono invece a vivere in piccoli gruppi sparsi, minuscole bande di cacciatori e pescatori identiche a quelle dei Cree.

    Oggi, diversi gruppi di Ojibwa settentrionali si considerano Cree a tutti gli effetti. In Ontario e nel Manitoba vi sono alcune comunità conosciute come Ojibwa-Cree.

    L’“Oji-Cree” viene addirittura considerato una lingua distinta ed è largamente diffuso nell’Ontario sett.le e in Manitoba. Il commercio delle pellicce provocò grandi cambiamenti nella vita delle popolazioni indiane del Canada Orientale ed ebbe riflessi anche nella regione delle praterie, basti pensare alla pressione verso occidente esercitata dai potenti Ojibwa, armati di fucili e inquadrati dagli Europei. La loro espansione provocò un effetto a catena su molte tribù, tra cui i Sioux, che dai boschi del Minnesota e del Wisconsin dilagarono nelle pianure. La Hudson Bay Company praticava una politica commerciale “attendista”, con la costruzione di forti ed avamposti di scambio in località strategiche come ad esempio York Factory, Fort Albany e Moose Factory.

    Gli Indiani giungevano in queste stazioni commerciali dall’immenso territorio circostante portando le pelli da scambiare. I Francesi al contrario, stanziati nel quartier generale di Montreal, praticavano una politica decisamente più mobile, penetrando in profondità nel territorio indiano con i loro courers des bois, esploratori-cacciatori che stringevano alleanze dirette con gli indiani, sposavano donne indiane, e alla fine diventavano essi stessi indiani.

     

    I Mètis, riconosciuto gruppo etnico (francofono per lo più) del Canada, sono il risultato di queste relazioni tra europei ed aborigeni iniziate già nel ‘600.

    Ma le cose erano destinate a cambiare dopo il 1760 con la caduta della Nouvelle France. Nuovi proprietari inglesi e scozzesi s’impadronirono del commercio francese delle pellicce di Montreal e fondarono la North West Company. A questo punto, la competizione e la corsa alle pellicce si acutizzò ancora di più. La Hudson Bay uscì dall’isolamento e dai sonnolenti forti del nord, e per contrastare l’agguerrita rivale, riversò i suoi esploratori e cacciatori nell’immenso territorio circostante alla ricerca forsennata di nuove zone di caccia. La North West fece altrettanto e la guerra per le pellicce infiammò il grande Nord canadese : la parola d’ordine era diventata “togliere il commercio agli Indiani”.

    Questa guerra commerciale durò fino al 1821, anno in cui la North West venne assorbita dal suo competitor. La Hudson Bay si ritrovò quindi unica grande vincitrice della disputa, ma i tempi d’oro del commercio delle pellicce erano ormai lontani. Immensi territori erano stati spopolati, il prezzo delle pellicce era crollato, le pelli provenienti dalla Siberia avevano invaso nel frattempo i mercati europei, i costi stessi della caccia erano aumentati….in breve, molti forti e stazioni commerciali dovettero venir chiuse. Era la fine di un’epoca di massacri per certi versi “gloriosa”, ma resistevano ancora le zone dell’estremo Nord e del Labrador abitato dai Naskapi, ultimi territori di caccia dell’ultimo popolo libero.

    Con il declino dell’attività venatoria, molte tribù dovettero re-inventarsi uno stile di vita, impresa non facile per un popolo che, soggiogato dai bianchi, aveva saccheggiato le risorse del proprio paese.

    La vita di queste popolazioni divenne stanziale e si presentarono nuovi problemi . Il XX sec. vide aumentare notevolmente gli abusi sugli Innu da parte di colonizzatori non-Innu, i cosiddetti “Akanishau”(che parla l’inglese = bianco). Nel 1927, il Comitato Giudiziario del Consiglio della Corona a Londra rafforzò ancora il controllo coloniale, tracciando arbitrariamente un confine politico in mezzo a Nitassinan, la terra ancestrale dei Naskapi e Montagnais. In questo modo venne creata una separazione tra membri della stessa famiglia alcuni dei quali si ritrovarono sotto la giurisdizione del Québec, parte francofona della confederazione Canadese, mentre i loro parenti che abitavano nel Labrador si trovarono a far parte della colonia britannica di Terranova.

    Nel 1949 i territori di Terranova e Labrador vennero ceduti dall’Inghilterra al Canada: da questo momento ebbe inizio la penetrazione massiccia di elementi non-Innu in queste aree e l’ imposizione del modello di vita occidentale.

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